Quando prendiamo in mano una confezione di carote al supermercato, ci fidiamo istintivamente di ciò che leggiamo sull’etichetta. Ma siete davvero sicuri che quelle carote “confezionate in Italia” siano anche coltivate nel nostro Paese? La realtà del mercato ortofrutticolo rivela una pratica diffusa che merita la vostra attenzione, soprattutto se avete bambini piccoli: il riconfezionamento di prodotti importati da paesi extra-UE con etichettature che possono generare equivoci sulla vera origine.
Il riconfezionamento: una pratica legale ma poco trasparente
Partiamo da un dato di fatto: riconfezionare carote provenienti dall’estero e indicare “confezionato in Italia” è perfettamente legale. La normativa europea sull’informazione alimentare richiede l’indicazione del paese di origine solo per determinati prodotti freschi come frutta e verdura non trasformate, ma permette di specificare il luogo di confezionamento separatamente. Questo significa che un’azienda può importare carote da paesi extracomunitari, lavarle, tagliarle, confezionarle sul territorio italiano e commercializzarle con diciture che, pur rispettando la legge, non comunicano l’intera verità al consumatore.
La questione diventa particolarmente delicata quando parliamo di alimentazione infantile. Le carote rappresentano infatti uno degli ortaggi più utilizzati nelle pappe e nelle prime fasi dello svezzamento, proprio per la loro dolcezza naturale e digeribilità .
Perché l’origine geografica fa la differenza per la sicurezza alimentare
Non tutti i paesi applicano gli stessi standard di sicurezza alimentare. L’Unione Europea ha sviluppato nel corso degli anni alcune tra le normative più rigorose al mondo per quanto riguarda l’utilizzo di pesticidi, fitosanitari e sostanze chimiche in agricoltura. I Limiti Massimi di Residui stabiliti dall’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare sono significativamente più bassi rispetto a quelli consentiti in molti paesi extracomunitari.
Quando acquistiamo carote provenienti da paesi con legislazioni meno stringenti, esponiamo potenzialmente i nostri bambini a residui di sostanze che in Europa sarebbero vietate o severamente limitate. Il sistema immunitario e l’apparato digerente dei più piccoli sono infatti più vulnerabili e meno capaci di metabolizzare determinate sostanze chimiche.
I controlli alle frontiere: necessari ma non infallibili
Qualcuno potrebbe obiettare che esistono controlli fitosanitari alle dogane. È vero, ma bisogna considerare alcuni aspetti fondamentali. I controlli vengono effettuati a campione, non sulla totalità delle merci importate, tipicamente riguardano solo il 10-20% dei lotti per gli ortaggi. Le analisi cercano specifiche sostanze prioritarie, ma non possono individuare tutti i possibili contaminanti o pesticidi utilizzati. Inoltre, gli standard verificati sono quelli minimi di accettabilità UE, non necessariamente quelli di eccellenza.

Come riconoscere la vera provenienza delle carote
Diventare consumatori consapevoli richiede un po’ di attenzione in più durante la spesa, ma gli strumenti per informarsi esistono e sono alla portata di tutti. La dicitura che dovete cercare è origine o paese di coltivazione, non “confezionato in”. Per la frutta e la verdura fresca, la normativa europea obbliga a indicare il paese di origine, ma le diciture possono essere poco visibili o formulate in modo da passare in secondo piano rispetto ad altre informazioni più evidenti.
Fate attenzione anche alle confezioni che riportano solo prodotto in UE o origine UE: questa dicitura generica può mascherare provenienze miste e non vi permette di fare scelte informate. Un prezzo significativamente più basso rispetto alla media di mercato può essere un campanello d’allarme. Le carote coltivate rispettando gli standard europei, con tracciabilità completa e controlli rigorosi, hanno inevitabilmente costi di produzione superiori. Non sempre il prodotto più economico rappresenta un vero risparmio, specialmente quando si parla di alimentazione dei bambini.
Alternative più sicure e tracciabili
Esistono diverse opzioni per chi vuole garantire maggiore sicurezza nell’acquisto di carote destinate ai propri figli. Le carote provenienti da filiere corte, meglio se locali, offrono una tracciabilità superiore. I mercati contadini, i gruppi di acquisto solidale e le cassette di verdura a km zero permettono spesso di conoscere direttamente il produttore e i metodi di coltivazione utilizzati.
Anche al supermercato, cercate prodotti con certificazioni riconosciute: il biologico europeo garantisce standard elevati, ma anche altre certificazioni di qualità territoriale come DOP e IGP assicurano controlli più stringenti e completa tracciabilità . Le carote biologiche certificate secondo gli standard europei devono rispettare disciplinari che vietano l’uso di pesticidi di sintesi e fertilizzanti chimici. Per i bambini piccoli, questo rappresenta una tutela aggiuntiva che vale la spesa leggermente superiore. I prodotti biologici presentano residui di pesticidi mediamente inferiori del 75% rispetto al convenzionale.
Cosa chiedere al supermercato
Come consumatori avete il diritto di ricevere informazioni chiare e complete. Non esitate a chiedere al personale del reparto ortofrutta delucidazioni sull’origine precisa dei prodotti. Se il supermercato non è in grado di fornirvi queste informazioni, consideratelo un segnale della scarsa attenzione alla tracciabilità .
Ricordate che ogni acquisto consapevole è un voto che date a un certo tipo di mercato. Privilegiare prodotti con origine chiara e tracciabile significa incentivare la trasparenza e la qualità nell’intera filiera agroalimentare. Per i vostri bambini, questa attenzione può fare davvero la differenza.
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